L’orchestrina continuò a suonare
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Ogni qualvolta un lettore si appresta a dare inizio a una nuova lettura, è consapevole di intraprendere un viaggio…se il libro in questione ha come protagonista il più famoso dei transatlantici al mondo, capite bene che si preannuncia un viaggio emozionante, fantastico, ricco di scoperte continue.
Ho compreso immediatamente, sin dalle prime pagine, che quel libro avrebbe carpito tutto il mio interesse, sarebbe diventato padrone del mio tempo, avrebbe lasciato il segno.
“L’orchestrina continuò a suonare”, un capolavoro scritto a quattro mani da Daniela Rota, musicologa e docente di storia ed estetica musicale, e da Claudio Bossi, scrittore e storico, uno
dei più autorevoli esperti internazionali in materia di Titanic. Il loro lavoro risulta essere come l’esecuzione affidata a due musicisti eccelsi, che fanno scorrere le
mani sul pianoforte, per dare origine alla migliore delle melodie possibili.
Ascoltiamo queste note, entriamo tra le parole, salpiamo anche noi… ed entriamo nella leggenda.
Tanto è stato scritto sul Titanic, innumerevoli i film sull’inaffondabile, gli articoli e le trasmissioni dedicate all’argomento eppure questo libro è destinato a entrare nella storia perché affronta, scopre e fa emergere un aspetto ancora inedito, quello dedicato ai musicisti, agli strumenti, agli spartiti, ai pezzi eseguiti durante i pochissimi, ma memorabili giorni di navigazione e ancor più a quelli suonati la notte del 14 aprile del 1912.
“Quello dell’intrattenimento musicale a bordo è forse l’unico aspetto della vicenda del Titanic che non sia stato pienamente affrontato”.
Questo libro colma questa grande e profonda lacuna!
Leggenda vuole che l’orchestrina abbia continuato a suonare, in realtà, molto probabilmente, anzi certamente, fu invitata a riprendere gli strumenti per non permettere che l’ansia e la paura prendessero il sopravvento, per “dare ai passeggeri la rassicurante sensazione che tutto fosse sotto controllo”, per accompagnare, con le proprie note, chi aveva intrapreso un viaggio sulla nave più lussuosa, più grande, più sicura mai messa in mare.
Le innumerevoli ricerche effettuate in giro per il mondo e gli studi condotti da Claudio Bossi fanno si che
tra le pagine del libro prendano vita le storie di tutti i membri dell’equipaggio, di tutti i passeggeri, con i loro sogni, i loro progetti, le abitudini, le amicizie, le aspettative.
I cibi serviti, gli abiti indossati, le letture, i giochi, le chiacchierate sui ponti, le note che invitavano a ballare.
In “L’orchestrina continuò a suonare” edito da LIM-tascabili, assolutamente nulla è lasciato al caso, ineccepibile lo stile e i contenuti, curata la veste grafica, decisamente stile liberty.
La narrazione viaggia seguendo due rotte parallele: la storia del e sul Titanic da un lato e l’orchestra, la musica e i brani eseguiti dall’altro.
![Poster raffigurante i musicisti del Titanic Fonte: Amalgamated Musician Union](http://www.lettera22news.it/wp-content/uploads/2022/06/RICORDINI-679x1024.jpeg)
Fonte: Amalgamated Musician Union
Risulta subito evidente alla professoressa Rota, che in realtà sul Titanic non c’era un’orchestra, otto strumentisti “sono francamente pochi”, la definizione giusta “sarebbe stata ottetto, se non fosse che gli otto musicisti del Titanic non suonavano tutti assieme, ma erano divisi in due formazioni separate e distinte: un quintetto e un trio”.
Proseguendo nella lettura impariamo a conoscerli ad uno ad uno: origini, studi effettuati, un minimo di vita privata, che ci consente di affezionarci a loro e poi la foto, grazie alla quale la nostra fantasia li colloca nel gruppo, con lo strumento tra le mani e arriviamo persino a sentire la musica, a riconoscere la melodia.
“Quella che risuonava nelle sale del Titanic era una musica crossover, di frontiera, a metà strada tra classico e leggero, cantabile nella melodia, ballabile nel ritmo, consonante e amabile nell’armonia di accompagnamento”.
Daniela Rota con il suo lavoro restituisce l’onore e la dignità del ricordo a questi uomini, alla loro arte. Dei superstiti di quella tragica notte, nessuno è stato in grado di fornire notizie sui musicisti e sui brani da loro eseguiti. Su quanti fossero e quali strumenti suonassero.
A noi profani questo può risultare alquanto strano, ma la professoressa Rota sottolinea come “la disattenzione dei passeggeri nei confronti della musica e dei musicisti era qualcosa di perfettamente fisiologico e normale: non era altro che quel nuovo genere di ascolto ‘non-concentrato’, che la neonata musica di intrattenimento, richiedeva, e per certi versi, imponeva”.
Per dovere di cronaca però, “a onor del vero, pare che non mancassero a bordo dei sedicenti intenditori di musica, che millantavano grande competenza in materia”.
La penna della professoressa Rota, il suo saper raccontare, le sue infinite conoscenze musicali, la capacità di appassionare e coinvolgere chi l’ascolta così come chi legge i suoi scritti, fanno sì che una volta dato inizio al libro lo si voglia concludere. E’ tra quei libri che non ammettono segnalibri, che vogliono, che pretendono di essere letti “tutti d’ un fiato”, cosa sconvolgente se si pensa che… il come va a finire è noto a tutti.
Mi sono ritrovata subito con la matita tra le mani, a voler sottolineare, riportare a piè pagina una parola, una frase, un suono, per non smarrirlo, per farlo mio, per non perdere un’affermazione, una news, su una vicenda sulla quale pensavo, come tutti del resto, di sapere tutto e che nulla di nuovo potesse ancora venire a galla.
Mi sono ritrovata a rivivere la stessa passione di quando, alunna di scuola media, mi fu data la possibilità di partecipare alle sue lezioni, rivolte ai giovani studenti martinesi, in preparazione al Festival della Valle d’Itria. Mi si aprì un mondo, fatto di competenza, ars oratoria, chiarezza, metodologie innovative, conoscenza e capacità di coinvolgere e carpire l’interesse di giovanissimi che poco o nulla sapevano di musica e opere.
Da quelle lezioni, tenute in una sala di un nobile palazzo del centro storico, è nata la mia passione per la musica, le opere e il Festival. E’ nato il mio interesse per la parola, la sua cura e il suo corretto uso e non ultimo l’aver compreso il miracolo che avviene quando s’incontrano un docente illuminato e un discente desideroso di apprendere, imparare e approfondire, sempre.
A voi, che leggete questo mio scritto, consiglio e auguro di leggere “L’orchestrina continuò a suonare” perché sarà intraprendere un viaggio meraviglioso, avvincente, interessante, istruttivo, coinvolgente, emozionante, indimenticabile.