Ciao Presidente
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18 luglio 2023, la prima opera in programma: “Il Turco in Italia” di Giacomo Rossini.
Si spengono le luci nell’Atrio del Palazzo Ducale, un’immagine, un volto, un affetto infinito, sincero, un applauso forte, sentito, interminabile, il pubblico ormai tutto in piedi ascolta commosso le parole che il neo presidente Michele Punzi dedica all’indimenticabile zio Franco Punzi. Ogni frase esprime stima profonda e immutata, ringraziamento e impegno a proseguire sul sentiero tracciato, facendo tesoro degli innumerevoli, preziosi e validi insegnamenti.
Questo il ricordo che i presenti porteranno e serberanno nella mente e nel cuore, non certo la sterile critica espressa dalle parole e dal parere di Vittorio Sgarbi, critico d’arte e sottosegretario al Ministero della Cultura, secondo il quale l’allestimento scenico di Martina Franca ha “ridicolizzato Rossini “.
In realtà, pubblico, critici e intenditori presenti nell’Atrio del Palazzo Ducale hanno molto apprezzato “Il Turco in Italia”, l’esecuzione dell’orchestra, le scelte del regista, dello scenografo e della costumista.
Come ogni anno, sul red carpert ha sfilato il pubblico delle grandi occasioni, abiti da sera, eleganza, stile e originalità.
Una serata calda, molto, con temperature mai registrate negli ultimi anni, che ha portato le signore presenti a sfoggiare i ventagli o a sventolare i libricini del programma, illudendosi e, forse, sperando di richiamare, così, quel vento che sempre caratterizza Martina, anche d’estate.
Diretta da Michele Spotti, l’orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari ha permesso alle note di Rossini di librarsi nell’aria e dare così inizio al primo appuntamento di un’edizione che ha scelto di declinare il buffo in musica.
“In tempi di crisi, un po’ di leggerezza e divertimento potrebbero giovare a tutti. L’operetta, in particolare, ha sempre avuto un grande successo nei momenti difficili.
Da qui l’idea di “50 sfumature di buffo”.
Il Festival quest’anno, dunque, è dedicato all’esplorazione del repertorio buffo che, è spesso comparso nella storia dell’opera in epoche segnate da crisi profonde.”
Con queste parole il direttore artistico Sebastian F. Schwarz ha introdotto, spiegato e motivato le scelte di quest’anno.
Come sempre le opere si snodano tra l’Atrio del Palazzo Ducale, il Chiostro di San Domenico, il Teatro Verdi, le meravigliose Masserie, la Basilica di San Martino.
Ogni opera alla quale ho fin ora assistito è stata fonte di emozione e mi ha permesso altresì di constatare, ancor più degli anni precedenti, come i giovanissimi artisti lavorino con impegno, professionalità e tanto entusiasmo, tutte caratteristiche che sulla scena si trasformano in bravura, quindi foriere di applausi e soddisfazione del pubblico presente.
“L’Orazio” di Pietro Auletta, dramma giocoso del 700 napoletano, non veniva rappresentata da più di due secoli. Basato sul libretto di Antonio Palomba, divenuto poi prolifico librettista napoletano, l’Orazio fu rappresentato per la prima volta a Napoli presso il Teatro Nuovo durante il Carnevale del 1737. Con le sue vicende diverte e fa riflettere.
Presso il Teatro Verdi è andato in scena in una versione rivista sicuramente nei costumi e nell’ambientazione, evidente il contrasto, originale e piacevole, tra la musica barocca che proveniva dalla buca d’orchestra e la modernità di abiti, atteggiamenti, make up sulla scena.
Spostandosi da un luogo all’altro, sempre condotti dalla musica e dalla passione per le note e per il Festival, è bello constatare come un pubblico diversificato per età, cultura, provenienza, professione, interessi e scelte di vita, si ritrovi insieme, legato dalle linee dello stesso spartito, tra spazi comuni, sonori, aggreganti e inclusivi.
Questo è il Festival, questo ha sempre desiderato, voluto e realizzato il presidente Franco Punzi.
Questo continuerà ad essere.
Questo è il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca.
Per questo vi parleremo ancora degli altri eventi in programma.