Vogliamo rimanere liberi di giocare la nostra partita
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Siamo cresciuti con le ginocchia sbucciate correndo il rischio di farci male e di sanguinare sul cemento, sulle pietre, sulla terra approcciando ogni gara, ogni sfida, ogni competizione con divertimento e la voglia di misurarci con gli altri mettendoci sempre in discussione. Dico noi perché credo, nonostante tutto, di non essere l’unico a pensarla così, per fortuna. Vincere o perdere non ci importava a patto che fosse tutto vero, limpido, cristallino, bisognava dare tutto se stesso senza calcoli e poi il resto era solo una conseguenza. Era ed è questa la nostra mentalità, la conquista vera, questo il nostro obiettivo. Perché da sognatori, quando si ama uno sport, in questo caso il calcio, e lo si pratica con dedizione e passione, non si mette mai in preventivo che possano esserci dei compromessi, non rientrano nei nostri sani principi. Non c’è spazio per la corruzione, per gli accordi. Rispetto quello sì, non manca mai, ma neanche in cambio di palate di soldi ci avrebbero tolto il gusto di essere liberi, liberi di giocare la nostra partita. L’operazione Dirty soccer di stamane che ha formalizzato 50 arresti e messo diverse squadre di Lega Pro e serie D nell’occhio del ciclone tra cui ben due pugliesi (Barletta e Brindisi), ci colpisce duramente, ci fa aprire gli occhi, perché ci comunica che la visione che noi abbiamo sempre avuto del calcio e quindi dello sport in genere, evidentemente, non sempre corrisponde alla realtà per molti. Lo scandalo su questo calcio inquinato ci taglia le gambe, è più di uno schiaffo in pieno viso, è un’autentica pugnalata alle spalle verso chi crede in uno sport pulito. E non ci lascia indifferenti. L’idea che un sistema malato possa impossessarsi del calcio ci logora, ci ferisce nell’orgoglio, mina la nostra dignità. Non vogliamo credere che molte partite siano già scritte prima ancora di essere giocate. Non vogliamo credere che i tifosi guardino delle rappresentazioni teatrali dove ci sono delle marionette trasformate in attori e non dei calciatori che giocano senza risparmiarsi per una maglia, indipendentemente da quale sia. Le cose finte non ci sono mai piaciute, non ci danno emozioni, brividi, non fanno per noi. Ora non toglieteci pure la speranza di continuare a credere nel calcio. Non giocate con i nostri sentimenti. Fate qualcosa e punite, severamente. C’è in ballo anche la nostra credibilità.