Cronaca

Una beffa sul dolore

Questo retroscena farebbe ancora più male e suonerebbe sempre più di beffardo. Neanche la sorte, a giudicare dalle indiscrezioni, sembrerebbe aver aiutato Alessandro, ucciso da una fiammata di ghisa incandescente mentre sbrigava le operazioni di colata presso lo stabilimento Ilva di Taranto. Sembrerebbe che quello di lunedì, in quell’ora dell’incidente, non dovesse essere il suo turno di lavoro. Non doveva trovarsi lui, insomma, ad agire nell’altoforno 2 dello stabilimento Ilva quel maledetto 8 giugno al momento della tragedia. Pare che Alessandro si fosse accordato con un collega per cambiare il turno, in quanto non stesse benissimo. Un dettaglio che, se confermato, renderebbe ancora più brutale, feroce, l’appuntamento con la morte. Una morte che Alessandro ha guardato in faccia e sfidato da eroe anche quando, appena raggiunto dalla fiammata incandescente, è riuscito a compiere uno scatto dei suoi di 7-8 metri per fuggire all’inevitabile. Anche quando, ricordando uno dei suoi dribbling letali, il suo cuore ha continuato a battere nonostante il suo corpo fosse in condizioni disumane. Neanche i medici sarebbero riusciti a darsi una spiegazione plausibile guardando le condizioni in cui era ridotto. Aveva ustioni di terzo grado sul 90% del corpo, eppure il suo cuore continuava a battere e forse è stato anche cosciente almeno fino al primo trasferimento al Santissima Annunziata. L’epilogo fa rabbrividire, ma Alessandro ha dimostrato di essere forte fino all’ultimo, la stessa forza trasmessa ai suoi familiari e ai vari amici che non lo dimenticheranno e che continueranno ad omaggiarlo e a lottare anche per lui. Domani potrebbe essere disposta l’autopsia, mentre i funerali potrebbero slittare anche a metà settimana. Il coinvolgimento emotivo e la partecipazione collettiva si profilano da record. Intanto, oggi, la festa dello sport di Martina Franca si sta svolgendo in suo onore. E lui è lì a guardarci con il suo solito sorriso chiedendoci di fare gol.

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