Alessandro Morricella è stato ucciso
Si poteva evitare questa tragedia, come del resto tutte le altre, ma chissà perché lo si capisce o si fa finta di farlo a posteriori per poi non fare nuovamente niente, quando ormai è tardi e la fabbrica del siderurgico Ilva ha prevalso sulla pelle di un nuovo operaio, l’ennesimo sacrificato sull’altare della patria come prezzo da pagare in cambio di un pezzo di pane utile a sfamare la propria famiglia. Alessandro Morricella è l’ennesima morte bianca di chi, nell’indifferenza più totale, vede un umile lavoratore come semplice ingranaggio di una macchina inquinante e dove non conta chi sei, cosa fai, che interessi hai oltre il lavoro e se c’è qualcuno ad aspettarti a casa. Non conta niente, perché la logica è questa: prendi già uno stipendio, di cosa ti lamenti. Già, non puoi lamentarti se percepisci uno stipendio all’Ilva. Chi te lo dà lo stipendio? Ma a che prezzo una persona dovrebbe accettare un lavoro rischioso in particolare nell’altoforno come addetto al prelievo della ghisa per controllarne la temperatura senza nessuna precauzione? Un’operazione che in un turno di lavoro si presenta in maniera ciclica diverse volte e che, a giudicare dall’accaduto, avendo a che fare con fuoco, gas e polvere, non verteva e non verte su vere forme di protezione. Sì, poteva trovarsi chiunque al posto di Alessandro, ma non c’è destino o fatalità in questa ennesima tragedia. Qui si parla di omicidio colposo, quello per cui sta indagando la Procura di Taranto. E a noi non rimane che indignazione ed una ferita profonda e bruciante come la ghisa. La morte di Alessandro è la morte di un popolo inerme e schiavo, succube di un sistema dove vince la legge spietata del profitto, che viene prima di tutto, anche prima di Alessandro, di una vita umana privata all’affetto dei suoi cari. E’ morto il 12 giugno Morris, così come amavano chiamarlo gli amici, proprio per ricordare che di lavoro, qui, si muore. Nella giornata in cui si celebrava il ricordo delle vittime del lavoro e che ha visto Martina ricordare anche lo sfortunato Angelo Marotta scomparso nel 2005, Alessandro, fra il clamore generale, se n’è andato da protagonista, da eroe e campione silenzioso, abituato a far parlare di sè, come sa fare lui, proprio come quando esprimeva il suo talento nel calcio con quella numero 10 fatta su misura per lui. Martina Franca si ferma a riflettere, ma non dimentica, protesa nell’organizzare tante iniziative per Alessandro. Ma non deve calare il sipario. Lo dobbiamo ad Alessandro, alla gran voglia che aveva di vivere ed alla sua bella famiglia.