Cresce l’accattonaggio a Martina: più business che stato di indigenza
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Accattonaggio, un fenomeno incalzante non più trascurabile a Martina Franca. La scena che ricorre giornalmente in via Armando Diaz è un esempio tangibile di come le richieste caritatevoli siano diventate una costante nella nostra città. Semaforo rosso ed una donna imbraccia un neonato cercando di impietosire i guidatori fermi invogliandoli ad elargire qualche spicciolo. All’arresto delle vetture successivo, si cambia strategia. La passerella tra le vetture non avviene più con il neonato in braccio, ma con il neonato nella carrozzina che va a passeggio (foto). E gli introiti non tardano ad arrivare. Ora l’interrogativo vero resta sempre lo stesso: si tratta di un vero stato di indigenza o è un business sempre più imponente destinato a far breccia nel cuore delle persone e, quindi, a lucrare sulla loro umanità e sensibilità? C’è chi giura che i guadagni a fine giornata siano molto elevati e che non corrispondano a dei bisogni di sopravvivenza, anzi. Esempi della stessa natura si verificano quotidianamente in vari punti strategici della città: vicino alle chiese, ai supermercati e così via. Si registrano con frequenza in diverse attività commerciali. E’ un vero tormento per le strade cittadine. Un anno fa in Consiglio fu avanzata dall’esponente dell’opposizione Martino Miali una proposta di divieto di accattonaggio che avallasse una ordinanza da parte del sindaco Ancona. All’epoca questo provvedimento non si rese necessario. Forse sarebbe il caso di approfondire meglio l’argomento e varare norme più severe contro l’accattonaggio e la carità molesta.