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Il Festival della Valle d’Itria: giovane, anzi giovanissimo.

L’opera L’Enfant et les sortileges, quattro appuntamenti in programma, quattro sold out e alla prova generale un pubblico di bambini che l’opera la conoscevano benissimo, l’avevano studiata: libretto e musica.

Avevano contestualizzato, incastonato nel periodo storico e soprattutto “conosciuto e apprezzato” Ravel e Colette.

Si sono subito riconosciuti nel bambino protagonista che non voleva fare i compiti, si sono divertiti a seguire le sue “marachelle”, non sempre le hanno condivise, ma tutti hanno apprezzato il finale.

“L’infanzia che ci presenta Ravel è attualissima, sembra scritta per i bambini e i giovani d’oggi” queste le parole direttrice d’orchestra Myriam Farina e la regista Rita Cosentino aggiunge che “ben presto questa storia diventa un’interessante favola sull’importanza dell’empatia e del rispetto degli altri”.

Come ogni anno la Fondazione Paolo Grassi coinvolge una classe di scuola primaria per ogni Istituto Scolastico di Martina Franca (Aosta, Chiarelli, Giovanni XXIII, Grassi, Marconi) e di Cisternino (don Bosco). Gli alunni lavorano durante l’anno scolastico approfondendo e “giocando” con note, parole, trama, storia, curiosità, aneddoti, e tanto alto ancora, conoscono e interagiscono con la regista dell’opera e con lei danno vita a interessantissimi laboratori.

Avvicinare all’opera ed educare il giovane pubblico è un’idea fantastica, un lavoro che porta i suoi frutti nell’immediato e in prospettiva per un futuro da spettatori attenti, interessati, curiosi e sicuramente preparati.

Quest’anno, per  L’Enfant et les sortileges, due importanti ricorrenze: i cento anni dalla prima messa in scena dell’opera e i centocinquanta dalla nascita di Ravel, e sappiamo bene che per i bambini partecipare alle feste di compleanno è motivo di gioia, di coinvolgimento pieno.

Durante le prove generali, non hanno staccato gli occhi dal palcoscenico, li muovevano da una parte all’altra per seguire interpreti e musicisti, espressioni dei volti e mani che si muovevano sugli strumenti, e quando li spalancavano riconoscevano il personaggio che loro avevano interpretato in classe e ricordavano versi e parole in musica.

Quella sera ero lì, con loro, ero la loro maestra, e vederli così felici e coinvolti era motivo di grande gioia che mi si leggeva sul volto, negli occhi e io percepivo nel cuore.

Con un lungo applauso hanno confermato il loro apprezzamento e la bellezza di questa messa in scena.

Hanno acclamato il nome di Rita Cosentino, regista e ormai loro amica, hanno conosciuto la bravissima scenografa e costumista Francesca Cosanti e apprezzato i suoi disegni. In classe li avevano visti in dimensione ridotta, ma lì sul palco, giganti e meravigliosi, che emozione!

Hanno applaudito “forte forte” la bravissima direttrice del coro Angela Lacarbonara, una certezza, sempre, di professionalità e capacità di far emergere il meglio dai piccoli coristi.

Tutti all’altezza, tutti hanno espresso al meglio il loro talento, le loro capacità artistiche, tutti hanno contribuito al grande successo di pubblico e di critica: i giovani musicisti e la giovanissima direttrice d’orchestra Myriam Farina.

Dai piccoli studenti, agli alunni delle scuole superiori, quando ci si muove tra le note del Festival della Valle d’Itria, il passo è breve, anzi brevissimo. Anche quest’anno gli alunni dell’ IISS Leonardo da Vinci di Martina Franca, partecipando al progetto “Il Festival della Valle d’Itria in digitale 2025”, inserito nel Piano Estate, hanno seguito il tutto e si sono mossi dietro le quinte, incontrando e intervistando tutti i protagonisti e tutte le maestranze coinvolte, hanno assistito alle prove generali, entrando nella storia di autori e musicisti, studiando le diverse vicissitudini delle opere in scena in questa 51esima edizione. Interessati, coinvolti, curiosi, attenti, appassionati, questi i giovani che seguono il Festival, questi i giovani che fanno il Festival della Valle d’Itria.

Come ho dato inizio a questo mio scritto e durante la sua stesura, costante è stato il pensiero all’indimenticato Presidente Franco Punzi, che amava tanto i giovani, che si prodigava perché i loro talenti venissero valorizzati, ai quali suggeriva sempre di essere “coerenti, costanti e coraggiosi”.

Quest’anno avrebbe tanto gioito nel vedere la sua creatura popolata dalle nuove generazioni sul palco, tra i trulli e le masserie e tra il pubblico che sta seguendo numeroso ogni evento in cartellone.

E avrebbe concluso il un suo immancabile saluto con le parole: “W il Festival! W i giovani!”

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