Il “Tursi” non è una questione politica
Se la politica non c’entrasse nulla? Bene o male ci dobbiamo fare i conti e il benedetto o maledetto facebook ci dà il metro delle opinioni della gente. Diciamo la verità, la maggioranza dei martinesi vorrebbe sbarazzarsi dello stadio “Tursi” domani mattina. Senza ma e senza se. Lo dice la logica, che scarta la passione, che se ne infischia della storia, che è più forte della leggenda della donazione esclusiva della famiglia “Tursi”. Quello stadio è un obbrobrio, un insulto alla sofferenza urbanistica di una città impegnata quotidianamente a rilanciare la propria immagine per farne economia. Quella vera, che porta soldi reali alla città. Ma sull’utilità e sul ritorno economico di una squadra di calcio bisognerebbe parlarne a parte. Nodo centrale sul dibattito del social network in blu è il benedetto stadio “Tursi”. La maggioranza dei martinesi non lo vuole più e forse è inutile continuare a mettere in campo mezzi, energie e danari per una struttura che, oltre ad essere inagibile, è sicuramente poco utile. Già, perché qua di utilità parliamo. Perché la logica dice che è assolutamente inutile uno stadio nel centro della città quando quotidianamente il traffico impazzisce; è inutile mantenere un contenitore praticamente vuoto quando quotidianamente la città reclama parcheggi; è inutile ipotizzare spazi alternativi per mercato settimanale, fiere, concerti, parco giochi, pista ciclabile, aree verdi, spazi per fare jogging, quando là ci entrerebbe comodamente tutto, rendendo la nostra città quasi moderna. E’ inutile continuare a comprare concime per un albero secco che non dà frutti, quando si potrebbe continuare a fare calcio al pergolo, dove le strutture potrebbero anche attirare eventuali investitori.
E non si dica che chi è contro il “Tursi” è contro il Martina. La squadra di calcio la vogliamo tutti, perché rappresenta una passione autentica e un orgoglio personale, nella consapevolezza che passione e orgoglio potranno esistere fino a quando ci saranno imprenditori disposti a tirar fuori quattrini. Si abbia piuttosto il coraggio di dire la verità: il “Tursi” comincia a stare sullo stomaco ai cittadini e non alla politica. Semplicemente perché il cittadino che paga le tasse comincia ad avvertire come necessari altri interventi e altri investimenti. Dica la verità la politica in maniera chiara: “signori non abbiamo soldi e non ci saranno soldi in futuro per la manutenzione e la messa a norma dello stadio”. E’ il caso di dire semplicemente la verità, anche a costo di essere impopolari.
Allora, si agevoli questa società per andare avanti, perché le energie degli imprenditori che vogliono ancora fare calcio non vanno disperse e rappresentano anch’esse un patrimonio. Ma parta da subito un’azione concreta per spostare il calcio al Pergolo, parlando in maniera chiara, senza dover arrivare alle querelle dei comunicati stampa e alle sceneggiate dei titoli sportivi consegnati al municipio.
Gianluca Fumarola