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Politica

Martina, presentato il comitato del NO al Referendum

Presentiamo un Comitato cittadino e non un Partito. In un Partito c’è, ci dovrebbe essere almeno, una linea. Noi, invece, abbiamo come punto di riferimento il profondo dissenso dai contenuti delle modifiche della Costituzione espresse dal DdL Renzi-Boschi che consideriamo inaccettabile sia per il metodo che per i contenuti”. Così si è presentato il “comitato del no” di Martina Franca, in vista del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Al comitato hanno aderito  ANPI, Sel (Sinistra Italiana Martina Franca), Circolo socialista libertario “Giuseppe Fanelli”, Partito Comunista d’Italia – Sezione “Antonio Gramsci” di Martina Franca, Associazione Tilt Valle d’Itria, Meet Up Martina Franca – Attivisti a 5 Stelle, Hermes Academy Onlus, oltre a un gruppo di liberi cittadini autoconvocatisi.

Il nostro dissenso – evidenziano dal comitato – è rafforzato dal rapporto innegabile tra queste modifiche e la nuova legge elettorale Italicum che mantiene, nella sostanza, gli aspetti negativi di quella precedente – il Porcellum – e che moltiplica gli aspetti inaccettabili di queste modifiche della Costituzione. Di qui la natura inclusiva di questo Comitato, al cui interno coesistono anime diverse, con motivazioni politiche ed istituzionali non per forza convergenti ma unite dall’appartenenza al mondo progressista e antifascista. Quello che ci unisce è, dunque, l’opposizione a questo disegno di legge costituzionale che consideriamo sbagliato, regressivo e pericoloso per la permanenza della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza di tutti i cittadini”.

In quest’ottica sono stati organizzati un calendario di eventi e iniziative. Sabato 22 ottobre ci sarà un incontro pubblico con l’avvocato Cesare Paradiso. Sabato 28, invece, presso il Centro Polivalente di Martina Franca, interverrà il docente di diritto costituzionale dell’Università Federico II di Napoli la professoressa Carmela Capolupo.

Riteniamo il DdL Renzi – Boschi sbagliato – concludono dal comitato – perché nega l’elettività diretta del Senato ancorché gli venga, contraddittoriamente, ribadita la spettanza della funzione legislativa e della revisione costituzionale; privilegia la governabilità sulla rappresentatività e la partecipazione; elimina i contropoteri esterni alla camera (il Senato) senza compensarli con contropoteri interni; riduce il potere di iniziativa legislativa del Parlamento a vantaggio di quella del Governo; prevede almeno sette-otto (ma c’è anche chi parla di addirittura 12) diversi tipi di votazione di leggi ordinarie con conseguenze pregiudizievoli per la funzionalità della Camera; sottodimensiona la composizione del Senato (100 senatori contro 630 deputati) rendendo irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune quando si tratta di eleggere il Presidente della Repubblica o i componenti del CSM; pregiudica il corretto adempimento sia delle funzioni dei senatori, divenuto part-time, sia quelle dei consiglieri regionali e dei sindaci; prevede degli inutili senatori pro tempore di nomina presidenziale ancorché il Senato non svolga più quelle alte funzioni che giustificavano l’esistenza dei Senatori a vita (cosa c’entra con le autonomie territoriali un senatore di nomina presidenziale?); esautora gli enti locali e le regioni da ogni competenza su politiche energetiche, ambientali e grandi opere, negando quindi il diritto all’autodeterminazione e, di fatto, abolendo la partecipazione democratica dei cittadini dei territori oggetto delle iniziative legislative”.

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